martedì 2 marzo 2010

Rivoluzione gialla nelle città italiane. Migranti in lotta per la conquista dei diritti

tratto da Dazebao
di Tommaso Vaccaro
1 Marzo 2010

‘Ventiquattro ore senza di noi’. Uno sciopero dei lavoratori stranieri in Italia contro le politiche razziste e discriminatorie, che tollerano e addirittura incentivano lo sfruttamento e la schiavitù di questi cittadini di ‘serie B’. Le iniziative sono tante e distribuite su tutto il territorio nazionale.
A Roma, per esempio, uno degli appuntamenti di questo primo marzo 2010, è fissato a metà mattinata di fronte a Palazzo Montecitorio. Una lezione (in piazza) d’integrazione per gli studenti medi e universitari, tenuta proprio dai migranti.
Eppure, camminando per le strade della Capitale, direzione Camera dei Deputati, sembra una giornata qualunque. Nei bar del centro, i camerieri pakistani sparecchiano le colazioni dei turisti.
Le bancarelle dei souvenir non sono chiuse “per sciopero”, ma lavorano a pieno ritmo. Nella metro, badanti e colf di ogni provenienza e colore, attendono sedute con borse e sacchetti sulle gambe la fermata giusta. Quella più vicina alla casa in cui prestano servizio, rigorosamente a nero.
Ci si ricorda, insomma, che lo sciopero è uno di quei tanti diritti negati a chi vive e lavora nel (e per il) nostro Paese, ma per la legge non esiste o, peggio ancora, è “irregolare”. L’astensione dal lavoro per rivendicare i propri diritti diventa, dunque, un privilegio per pochi. Certo non per gli schiavi o i “sommersi”.

Lezione in piazza: s’impara l’integrazione
A piazza Montecitorio gli studenti dell’Onda, insieme ai migranti, tengono la lezione in piazza, così come si faceva un anno fa durante le manifestazioni anti-Gelmini. Una “lezione di clandestinità per tornare a parlare insieme e trovare un linguaggio comune contro i provvedimenti razzisti del governo”. La scrittrice italo-somala, Igraba Sciago, legge frammenti di un racconto ghanese sulla migrazione, mentre Joseph e Alin, due giovani italiani figli di immigrati, raccontano la propria esperienza di “seconde generazioni”. Vite vissute in attesa di quel fatidico 18esimo anno d’età, quando arriva la possibilità di diventare “italiani al cento per cento” con cittadinanza e passaporto tricolore. Un foglio di carta che “per noi non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza, un diritto”, dice Alin in romanesco doc. E se oggi Berlusconi si scaglia contro l’Italia multietnica, “mi dispiace – risponde Joseph – ma ormai è troppo tardi. L’Italia multietnica è già qui, bisogna soltanto prenderne atto e far diventare questa realtà una potenzialità per il nostro Paese”.
Poi la testimonianza di Daudà, uno dei “deportati di Rosarno”, che ripercorre il suo viaggio dall’Africa verso le coste siciliane “per scampare alle guerre e alla povertà che mettono in pericolo la nostra vita”.

L’Italia in giallo. Iniziative in 60 città
Di iniziative simili a quella di Piazza Montecitorio ce ne sono state a decine in numerose altre città. Lezioni in piazza anche a Padova e Napoli, mentre più di 60 manifestazioni in tutto il paese, da Roma a Milano, da Bologna a Firenze, ricordano che senza quei 4,8 milioni di stranieri che in Italia producono il 9,5% del Pil ogni anno, la nostra economia semplicemente non esisterebbe.
La cosiddetta 'rivoluzione in giallo' nasce dopo “i drammatici fatti di Rosarno, i respingimenti in mare, gli scandali sulla gestione dei Cie, i centri di accoglienza, la cultura razzista che si sta diffondendo, le file notturne per il rinnovo dei permessi di soggiorno, il naufragio di una politica di integrazione vera e di rilancio di servizi per fornire strumenti efficaci ai migranti per non essere preda della malavita organizzata”.
Due i cortei a Milano, dove il momento più atteso è stato lo srotolamento di tre striscioni, uno davanti la Questura (“Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi”), uno al Tribunale (“Migrare non è reato”) e uno al Cie di Via Corelli (“Basta silenzi.
Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione”). A Napoli sono state almeno le diecimila persone che hanno preso parte alla manifestazione in difesa degli immigrati. Il lungo corteo, partito da piazza Garibaldi e arrivato in piazza Plebiscito, è stato aperto dallo striscione `Nessuno è illegale'. A Roma, tra cortei e musica, una delle tante iniziative è stato organizzata in collaborazione con Legambiente: centinaia di rifugiati e richiedenti asilo, insieme ai volontari, hanno ripulito il parco di Colle Oppio.

La manifestazione di Piazza Vittorio
E sempre nella Capitale, nel pomeriggio parte il corteo con in testa i lavoratori cacciati con la forza da Rosarno. Lo striscione d’apertura recita lo slogan: “No allo sfruttamento. Permesso di soggiorno subito”. Presente Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom. “Non conosco nessuno che ha perso il lavoro per via di un migrante, bisogna fermare la migrazione delle fabbriche, bisogna fermare il lavoro nero ed evitare che le persone siano ricacciate nella clandestinità. I migranti - afferma - hanno interesse a impegnarsi contro il lavoro nero, il problema non è il migrante ma il migrante senza diritti”.
Una pacifica 'rivoluzione in giallo' partita dalla Francia ispirandosi a 'La journe'e sans immigre's: 24h sans nou' e arrivata in Italia con il sostegno di realtà quali Amnesty, Arci, Acli, Legambiente, Emergency, Amref, Cobas e Fiom. Una giornata di mobilitazione che ha trovato l'appoggio anche di partiti e movimenti politici come il Pd, Federazione della Sinistra, Verdi.
A piazza Vittorio, nel popolare quartiere Esquilino, dal palco gli interventi dei migranti vengono inframmezzati dalla musica etnica. Alle 18.30, in contemporanea nelle 60 piazze italiane, si mandano in cielo decine di palloncini gialli. Palloncini in lattice biodegradabile, s’intende, perché questi cittadini di “serie B” hanno rispetto del pianeta. Pur non avendone cittadinanza piena.

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